Non si tratta di una notizia, ma di una provocazione, che vogliamo usare per aprire una riflessione che lega il nostro futuro a temi di grande attualità e soprattutto molto fertili. Le esigenze del nostro tempo hanno dato vita ad un’intersezione interessante tra le prospettive della rigenerazione urbana e quelle del welfare di comunità, parole complesse che definiscono esperienze che, forse senza che molti cittadini se ne siano accorti, stanno interessando anche il nostro paese. Si tratta della trasformazione di spazi in luoghi attraverso la creazione di legami, la cura del bene comune, la volontà di accogliere bisogni e quella di generare risposte. La nascita di luoghi di comunità è un processo che si realizza contrastando micro e macro problematiche sociali e riguarda tutti noi monsanesi, attraverso la sperimentazione dell’Oratorio.
Dunque, se l’Oratorio chiudesse, cosa perderemmo? Forse dovremmo chiederci, per non essere banali, cosa perderebbero i bambini, cosa perderebbero gli adolescenti, cosa perderebbero i giovani, cosa perderebbero le famiglie, cosa perderebbe il centro storico, cosa perderebbe anche solo chi scende nel campetto per giocare con l’unico canestro del nostro paese.
Non è nostra intenzione sfruttare questo interrogativo per guardare indietro a quello che è stato costruito, ma per alzare lo sguardo e fermarsi a ragionare sul futuro. Capire che stiamo facendo sul serio e pensare, arrivati ad una buona maturazione, cosa fare da grandi. Procedendo nel lavoro per la comunità e con la comunità, condividiamo questa breve riflessione con i nostri soci, con coloro che credono in noi e con tutti i cittadini, invitando quanti vogliano a prendere parte alla crescita della nostra comunità.